Silvio Berlusconi a conclusione del Consiglio dei Ministri straordinario ha detto chiaro e tondo come stavano le cose: la riforma della giustizia deve respingere il tentativo di abbattere il governo per via giudiziaria. Parole chiare come la luce del sole, altro che messaggi subliminali o “distrazione di massa”, come sospettava l’opposizione. Il Premier ha detto che il suo governo è stato abbattuto nel ‘94 a causa delle toghe. E’ caduto altre volte per le stesse ragioni ed è perciò arrivato il momento di cambiare strada. La riforma serve proprio a cambiare strada e riportare alla ragione la magistratura.
Se le norme proposte dalla riforma fossero state in vigore non sarebbe accaduto niente di tutto questo, le istituzioni e la politica avrebbero fatto la loro parte, e la magistratura lo stesso.
Il Ministro della giustizia ha illustrato compiutamente le decisioni del governo, soffermandosi in particolare sulla discrezionalità che i magistrati avrebbero con la obbligatorietà dell’azione penale. Di fatto, sostiene il Guardasigilli, l’obbligatorietà costituisce un paravento alla discrezionalità e regala ai magistrati il potere di decidere se e quando perseguire. Perciò, afferma Alfano, occorre riportare al Parlamento tale potere, cui spetta di decidere quando e che cosa deve restare obbligatorio perseguire.
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