Potrebbero essere gli aerei-spia italiani l’arma in più della Nato per individuare i movimenti delle truppe di Gheddafi. Si fa strada sempre di più l’ipotesi di un possibile utilizzo dei velivoli senza pilota, i cosiddetti “Predator” dell’Aeronautica militare, da utilizzare per l’operazione “Unified Protector” in Libia. Gli studi di fattibilità su tale utilizzo sono stati effettuati in queste settimane dagli stati maggiori ed hanno dato esito positivo: a questo punto la decisione è solamente politica e non è escluso che a breve, forse già nelle prossime settimane, possa arrivare il via libera definitivo. A guidare a distanza sui cieli libici i nostri “Uas” (Unmanned aerial system) potrebbero essere i militari super specializzati del 32esimo stormo di Amendola (Foggia), gli stessi che già oggi sono in grado di pilotare questi “Predator” su precisi obiettivi nell’area di Herat, in Afghanistan.
Nella versione “B”, inoltre, più grande e in grado di volare a quote più alte rispetto al “Predator A+”, gli aerei senza pilota italiani potrebbero anche non limitarsi alle ricognizioni aeree, ma avrebbero la possibilità di essere dotati di armamenti di precisione. L’Italia dispone attualmente di due “Predator B”, che diventeranno sei entro la fine del prossimo anno. “Il Predator B – ha spiegato il colonnello Fabio Giunchi, comandante del 32esimo stormo - ha capacità elevate nel campo della ricognizione. Saremmo in grado di operare con successo anche in Libia e potremo farlo già dalla seconda metà di luglio”.Continua ...
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