Mentre Google denuncia: centinaia di indirizzi gmail, anche di funzionari del governo, violati da cinesi.
Un attacco cibernetico equivale a un atto di guerra e gli Stati Uniti reagiranno di conseguenza: ad attestarlo è il documento strategico sulla «cyberwar» che il Pentagono ha confezionato e la Casa Bianca renderà pubblico entro la fine del mese. La maggiore novità, anticipata dal Wall Street Journal, sta nell’attestazione del principio che «gli Stati Uniti risponderanno ad atti ostili provenienti dal cyberspazio come farebbero nei confronti di ogni altra minaccia contro la nazione». Ciò significa che l'intero arsenale del Pentagono potrà essere adoperato per colpire chi sfrutterà Internet al fine di violare strutture civili o militari di importanza strategica: dalle centrali nucleari alle metropolitane, dal traffico aereo alla rete elettrica fino agli scambi finanziari. In testo vuole essere un monito agli hacker e a chi si cela dietro di loro: «Ci riserviamo il diritto di adoperare tutti i mezzi necessari - diplomatici, militari ed economici - nel rispetto della legge internazionale, al fine di difendere la nostra nazione, i nostri alleati e i nostri interessi». Il colonnello Dave Lapan, portavoce del Pentagono, va oltre: «Deve essere chiaro che in risposta a un attacco cibernetico gli Stati Uniti non si limiteranno a una risposta cibernetica ma valuteranno tutte le opzioni per mettere a segno la risposta». Il riferimento è all’ipotesi che degli hacker tentino di causare «gravi danni alla sicurezza». Se un tale scenario dovesse verificarsi e Internet consentisse un attacco a sorpresa contro gli Stati Uniti, il Pentagono potrebbe dunque rispondere colpendo gli autori con la massima potenza: missili, bombardamenti aereo-navali e ogni altra arma a sua disposizione. Tali indiscrezioni coincidono con le rivelazioni fatte ieri da Google sul fatto che «centinaia di indirizzi gmail, inclusi quelli di alcuni alti funzionari del governo» sarebbero stati violati da hacker che hanno operato dalla provincia cinese dello Jinan. Risale a meno di un anno fa un episodio analogo che vide hacker cinesi aggredire gli indirizzi gmail di dissidenti locali, provocando dure proteste degli Usa.
Continua ...
Nessun commento:
Posta un commento