In pole per la successione. Tesoro sotto processo. La componente degli ex An si sente scavalcata e non digerisce la nuova nomina.
di CARMELO LOPAPAROMA - La più "democristiana" delle rivoluzioni per mettere all'angolo Tremonti. Alfano alla guida del partito ma tenendo in piedi il triumvirato Verdini, La Russa e Bondi, ormai commissariato. Sarà l'ex Guardasigilli, nei disegni del presidente del Consiglio Berlusconi, a intervenire ogni qualvolta il ministro dell'Economia opporrà resistenza alle decisioni del premier. A cominciare da una riforma fiscale che il Cavaliere continua a invocare per correre ai ripari dopo la disfatta e sulla quale l'inquilino di via XX Settembre continua a nicchiare.
"Spetterà ad Angelino l'ultima parola sulle scelte politiche strategiche, anche di governo, alla quale tutti nel partito dovranno attenersi" è la ratio della designazione che Berlusconi spiega ai ministri più fidati prima di aprire l'ufficio di presidenza del partito. L'ex dirigente dei giovani dc agrigentini Alfano, da questo momento diventa il cuscinetto, la stanza di compensazione tra il presidente del Consiglio e il governo. "Abbiamo perso per colpa della crisi e della nostra incapacità di dare risposte agli elettori. Ecco perché uno dei primi nodi da affrontare, alla svelta, è il rilancio economico e la riforma del fisco". Il processo a Tremonti il premier lo apre così, con poche, gelide battute, un implicito atto di accusa. L'ufficio di presidenza del partito è iniziato da poco.
C'è tutto lo stato maggiore alla corte di Palazzo Grazioli. Arriva in ritardo, ma arriva, anche il superministro dell'Economia che sul banco degli imputati proprio non intende sedere. Difende la linea del rigore. "Serve attività ma anche serietà. Non siamo di fronte a un ciclo economico negativo normale, ma ad una rivoluzione che si protrarrà per anni e noi dobbiamo difendere il debito pubblico". Come dire, i cordoni della borsa non si apriranno. È a quel punto che il governatore Formigoni sbotta: "Capisco il contesto di crisi e i vincoli imposti dai commissari Ue, ma l'Europa non può essere burocrazia, deve essere politica e se ci sono regole troppo stringenti, dobbiamo farci sentire". Brunetta concorda. La tensione è all'apice. Anche perché Tremonti a quel punto incalza. Sulla sua filosofia non transige: "Forse non a tutti è chiaro che la disciplina europea sui conti pubblici si è fatta più stringente. Siamo noi a dover rendere conto agli altri 26 paesi, non è il contrario". Nessuno dei ministri e dei dirigenti interviene in difesa del ministro. Al Cavaliere non resta che convocare per la prossima settimana un nuovo ufficio di presidenza, questa volta per mettere nero su bianco le basi per il rilancio dell'azione di governo, dopo aver sciolto ieri il nodo partito.
Continua ...
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