di Xavier Jacobelli
Il 17 ottobre 1970, l'esondazione del Bisagno a Genova uccise 44 persone, seminando distruzione e dolore in una città bellissima e umiliata dall'incuria di chi, in questi 41 anni, a ogni livello avrebbe dovuto salvaguardarla da un'altra tragedia.
Così non è stato. L'ira dei genovesi contro il loro sindaco è soltanto un indicatore del sentimento di un popolo che non vuole sentir parlare di "tragedie inattese" (Marta Vincenzi, primo cittadino che non ha chiuso le scuole e adesso si rammarica "per aver fatto troppo poco terrorismo") né tantomeno di "senso d'impotenza davanti alla tv perchè in questi anni si è costruito troppo" (Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio).
Davanti alla catastrofe di Genova, al dolore dei genovesi che è il dolore di tutti gli italiani, ci vorrebbe un minimo senso del pudore. Bisognerebbe avere avuto il coraggio di lasciare Cannes per raggiungere immediatamente la città ammutolita davanti a quelle sei vittime, a quelle due bambine uccise in braccio alla loro mamma. Invece no. Il Capo del Governo, dopo essere stato sbertucciato al G-20, commissariato da Bce, Unione Europea, Fondo Monetario Internazionale; invitato ad andarsene "in nome di Dio" dal Financial Times, si è subito rifugiato nel bunker romano da dove ha dettato una nota sulla tragedia genovese che conferma come il Cavaliere viva in un altro mondo. Soprattutto quando osserva che in Italia "si è costruito troppo". Detto da uno sotto i cui governi sono stati varati due condoni edilizi che hanno legalizzato decine di migliaia di case abusive, è la conferma che il punto di non ritorno è stato valicato da tempo. I morti che camminano sono tra noi. Il fango e l'acqua, invece, hanno ucciso Shpresa Djala, 28 anni, le sue figlie Gianissa, 1 anno e Gioia, 8 anni; Angela Chiaramonte, 42 anni, è stata schiacciata da un'auto impazzita; Evelina Pietranera, 50 anni è stata spazzata via con la sua edicola assieme alla sesta vittima, Serena, 19 anni: era andata in moto a prendere il fratello a scuola. Lui si è salvato, lei no.
Intendiamoci, sarebbe troppo facile limitarsi a dire: piove, governo ladro. Anche se qualcuno di questa fottutissima Casta dovrebbe spiegare perchè dalla Finanziaria 2012 siano spariti i 500 milioni di euro stanziati per prevenire il dissesto idrogeologico. E perchè, sino a qualche giorno fa, tra le misure del decreto sviluppo si contemplasse anche un altro, criminale condono edilizio.
Le responsabilità sono dell'esecutivo nazionale, del Parlamento che dorme, così come di tutti quelli (Regione, Provincia, Comune) che in Liguria scoprono soltanto adesso che il disastro si poteva evitare. Che il Bisagno, lo Sturla, il Fereggiano sono bombe d'acqua non da ieri e dall'altro ieri, ma da sempre; che alla foce del Bisagno è stato lasciato aperto un enorme cantiere con gru, macchinari e detriti; che il Bisagno è una discarica; che le colline di Genova sono state deturpate per 50 anni; che non si può dire mancano i fondi se, in città, si costruisce un nuovo palazzo amministrativo per i dirigenti della Asl 3 del costo di 17,8 milioni di euro. Questi soldi non si potevano spendere per sistemare i letti dei fiumi esplosi sotto la pioggia?
Continua ...
Nessun commento:
Posta un commento