TORINO - Non aveva tutti i torti il ministro all’Ambiente Stefania Prestigiacomo nel denunciare: «I parchi, ormai, sono diventati un poltronificio».
Trombati dalla politica al vertice di oasi ambientali vengono sistematicamente sostituiti da altri trombati dello schieramento avverso quando il governo cambia. Nessuno ha competenze specifiche, quasi tutti però vantano decennali militanze politiche. Con un turn over del genere, tuttavia, gli scandali sono dietro l’angolo. L’ultimo ha colpito il vertice stesso della Federparchi, l’associazione che raccoglie circa 200 organismi di gestione parchi e che tratta direttamente con Stato, Regioni, Comuni e Ue questioni di politica ambientale. Il presidente Matteo Fusilli è indagato insieme a Matteo Rinaldi, direttore del Parco Nazionale del Vesuvio, per truffa ai danni dello Stato e falso commesso da pubblico ufficiale. I reati risalgono a quando i due erano rispettivamente presidente e direttore del Parco del Gargano, nel 2002. Secondo la procura di Foggia, che ha coordinato le indagini dei carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico), i due avrebbero affidato appalti per la demolizione di opere abusive a Mario Scaramella, l’arcinoto consulente della commissione Mithrokin, abile nel confezionare finti dossier e ancor di più nel farsi sponsorizzare consulenze dalla politica. Gli appalti, per un ammontare di circa 400.000 euro, erano affidati senza gara pubblica e gonfiati. Secondo la procura i lavori svolti non possono valere più di 30mila euro, dieci volte di meno. In alcuni casi la sproporzione è eclatante: come i 100.000 euro pagati per l’abbattimento di una recinzione metallica. Non solo. Le demolizioni spesso non venivano eseguite, o almeno non in modo completo, ma nessuno si preoccupava di andare a controllare. I pagamenti invece arrivavano sempre puntuali. Anzi, addirittura in anticipo rispetto all’inizio dei lavori. Distrazione? Scarsa diligenza? Per l’avvocato che difende il presidente Fusilli, Gaetano Prencipe di Manfredonia, una cosa è certa: «Per gli atti processuali e per la personalità dello Scaramella, l’unica ipotesi plausibile è che il presidente sia stato vittima di un raggiro». Tesi che non convince, però, la procura la quale sostiene che tanto Fusilli quanto Rinaldi volessero volontariamente procurare un ingiusto profitto a Scaramella.
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