Il sito del Ministero per la Pubblica Amministrazione e per l’Innovazione presenta la seconda puntata dell’Indagine Pilota- Monitoraggio delle assenze per malattia dei dipendenti pubblici annunciando trionfalmente che, in virtù delle misure adottate dal Governo nella lotta ai fannulloni, le assenze per malattia nel mese di luglio ’08 si sono ridotte del 37,1% rispetto al 2007 e che “la media delle assenze per malattia si porta su un valore medio di circa 10 giorni”.La notizia eccita i crociati contro i lavoratori pubblici, ma la notizia semplicemente non esiste, perché, come da tempo diciamo, già dal 2006 le statistiche ufficiali dell’ISTAT e della Ragioneria Generale dello Stato rilevano la media delle assenze per malattia del lavoro pubblico a 10,5 giornate annue.Solo chi è accecato da un furore ideologico può non accorgersi che persino il Ministero non può oscurare del tutto la verità.Infatti a pag. 17 si può leggere che ”il confronto con i dati del Conto Annuale non è del tutto corretto” poiché i dati della Ragioneria Generale fanno riferimento al totale delle assenze retribuite e non alle sole assenze per malattia, ma il rapporto nasconde accuratamente che i risultati presentati si basano proprio su questa sostanziale differenza.Comparare dati non omogenei è statisticamente scorretto, trarne valutazioni politiche lo è ancor di più, ma ci consola il fatto che l’indagine ci ragione.Inoltre continuiamo a rimanere perplessi sul carattere scientifico del campione tutt’altro che rappresentativo dell’universo delle pubbliche amministrazioni (210 contro le 3.200 registrate) che esclude settori come la sanità, la scuola, la maggioranza degli enti locali e quindi risulta rappresentativo di una piccola parte dell’universo che si pretende di analizzare.Ora che il dato delle assenze per malattia è riconosciuto anche dal Ministero sarebbe ora di smetterla con la criminalizzazione di un’intera categoria di lavoratori, tanto più se si considera che nel privato le stesse assenze si attestano a 9,6 giorni, come confermano i dati INPS.Nel rallegrarsi del risultato che aumenta la produttività delle amministrazioni pubbliche il Governo dovrebbe, come farebbe qualsiasi datore di lavoro privato, premiare i lavoratori anziché tagliare i loro attuali stipendi e continuare a negare le risorse per il rinnovo dei contratti.E se sul versante contrattuale non ci saranno radicali ripensamenti, in autunno il Governo potrebbe rimanere sorpreso da una nuova impennata delle assenze, ma questa volta quelle per lo sciopero dei dipendenti pubblici.
Carlo Podda, Segretario Nazionale FP CGIL
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