venerdì 18 marzo 2011

Libia: pronte 3 basi italiane per gli aerei. La Francia: «Attacchi entro poche ore»

Le più probabili sedi da utilizzare per le incursioni sono Sigonella e Trapani in Sicilia e Gioia del Colle in Puglia.
MILANO - Ancora nulla è stato deciso ufficialmente, ma l'Italia sarà presto chiamata dagli alleati della Nato a fare la sua parte per la no-fly zone sulla Libia e sulle altre forme di intervento militare rese possibili dalla risoluzione votata giovedì sera dalle Nazioni Unite. LE BASI - Se sembra difficile (ma non è affatto escluso) che jet italiani, visto il passato colonialista in Libia, possano attaccare direttamente il Paese nordafricano, il governo potrebbe offrire almeno tre basi per ospitare gli aerei da guerra di altri Paesi membri della Nato. Tra le diverse opzioni le più gettonate sono la base di Sigonella, in Sicilia vicino Catania, dove si trova una stazione della Marina Usa e il 41esimo Stormo Antisommergibili, e quella di Trapani Birgi, sede del 37esimo stormo. In Puglia, allungando di circa un'ora i tempi di intervento, c'è la base di Gioia del Colle, in provincia di Bari, che ospita il 36esimo stormo. AEREI - Quanto all'eventuale impiego di aerei, se si deciderà di impiegarli, si starebbe pensando all'utilizzo dei caccia F-16 e degli Eurofighter. Possibile anche il ricorso agli Harrier Av8. Particolarmente adatti alla missione di bombardamento delle difese aeree nemiche, riferisce una fonte, sarebbero inoltre i Tornado, che furono impiegati per compiti analoghi in Kosovo, assieme a velivoli tedeschi. COLLOQUIO BERLUSCONI-NAPOLITANO - Di questo hanno parlato giovedì sera il premier Silvio Berlusconi, che approfittando dell'intervallo durante l'esecuzione del Nabucco di Verdi al Teatro dell'Opera di Roma, ha avuto un conciliabolo con il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. Alla fine del colloquio Berlusconi ha aggiornato il capo dello Stato, Giorgio Napolitano. MINACCE LIBICHE - Sull'intervento italiano pesa la minaccia lanciata dal governo libico. «Speriamo che l'Italia si tenga fuori da questa iniziativa»: ha detto il vice-ministro degli esteri libico Khaled Kaaim, commentando la disponibilità del governo italiano a consentire l'utilizzo delle basi sul territorio italiano per la no-fly zone. «Speriamo che non consenta l'utilizzo delle sue basi e si tenga fuori da questa iniziativa decisa dall'Onu», ha poi aggiunto Kaaim. « La Libia non ha paura» ha detto successivamente Seif al-Islam, figlio del leader libico Muammar Gheddafi a proposito della risoluzione Onu. FRANCIA - Sul fronte più strettamente militare interviene invece il portavoce del governo, Francois Baroin: «Gli attacchi contro le truppe di Gheddafi avverranno «in tempi rapidi» e la Francia vi prenderà parte». NORVEGIA - Da Oslo arriva invece la conferma che anche la Norvegia parteciperà alla coalizione militare contro la Libia. Lo ha dichiarato il ministro della Difesa norvegese Grete Faremo. «Contribuiremo all'operazione - ha dichiarato Grete Faremo - ma è presto per dire in che modo». Il ministro norvegese ha parlato dell'invio di aerei da combattimento come una possibilità. QATAR - Anche il Qatar ha annunciato che parteciperà alla no fly zone sulla Libia. È il primo paese arabo a dichiarare la sua partecipazione dopo l'approvazione venerdì da parte del Consiglio di sicurezza dell'Onu di una risoluzione sulla Libia e l'ok della Lega Araba. RIPRESI I COMBATTIMENTI A MISURATA - Ma in Libia non si fermano i combattimenti. Le forze fedeli al colonnello Gheddafi stanno martellando Misurata, città 200 chilometri ad est di Tripoli in mano agli insorti, dopo una notte di spari con armi pesanti. Lo ha riferito un portavoce degli antigovernativi.

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