giovedì 31 marzo 2011

L’isola del fumoso

L’altro giorno era andato in tribunale senza far nulla per distrarre l’attenzione da Lampedusa.
Ieri è andato a Lampedusa per distrarre l’attenzione dal golpetto impunitario di giornata. Non riuscendo più a cambiare le cose, cambia posto alle telecamere. Ieri le ha portate nell’isola invasa dai profughi e si è esibito in una televendita degna della miglior Vanna Marchi. Altro che Mediashopping. Qualche sparuto lampedusano sventolava un paio di cartelli critici (tipo “fuori dalle balle”), ma è stato simpaticamente dissuaso (“mettete via ‘ste minchie di cartelli”) da quel capolavoro di sindaco: un omone talmente corpulento che pare la custodia di Berlusconi. I coreografi del piazzista, del resto, avevano dato ordini precisi: solo ultras, altrimenti lui non fa il numero. È andato tutto bene: lui il numero l’ha fatto, tra cori da stadio “Silvio! Silvio!” scanditi dagli stessi che fino all’altroieri lo maledicevano e ora si bevono qualunque boiata. Una folla selezionata con cura, campione statistico di quel pezzo d’Italia che da 17 anni si offre volontaria per il bunga-bunga.

Come dice il candidato Cetto La Qualunque, “ho capito il sistema, tu gli dici quattro cazzate e loro ti votano”. Da notare anche i sorrisi e i battimani compiaciuti dello sgovernatore Lombardo, che ancora due giorni fa minacciava fuoco e fiamme contro il premier e ora gli regge il moccolo tutto eccitato, col riportino in erezione. Unificando in una sola persona le figure, storicamente distinte, del buffone di corte e del sovrano, il Vannomarchi attacca con un aggiornamento degli imbonimenti sulla ricostruzione de L’Aquila “entro sei mesi” e sulla scomparsa della monnezza a Napoli “entro tre giorni, anzi due”: stavolta farà sparire migliaia di migranti “entro 48, massimo 60 ore”. Bravo! Bravo! Lo slogan – nota un lettore del nostro sito Il Fatto Quotidiano – è ispirato ai cartelli di certi bar sport: “Oggi non si fa
credito, domani sì”.
Continua ...

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