Non è chiaro da dove la Germania reperisca l'uranio necessario per far funzionare le sue centrali nucleari. Uno dei fornitori è la Francia, ma in qualità di rivenditore del combustibile che viene probabilmente dal Niger. Tanto di più il Governo non dice, neanche dopo aver deciso lo stop all'energia atomica. Nelle risposte alle interrogazioni parlamentari di Verdi e Sinistra, non ha voluto precisare le quantità di uranio fornite dal Niger o dal Kazakistan. Gran parte del suo fabbisogno lo importa da Francia e Gran Bretagna, ha spiegato. Nel 2009 la Francia ne ha inviato il 44% e nel 2008 addirittura il 55%; un altro 30%, rispettivamente 22%, è arrivato dalla Gran Bretagna. Ma nei due Paesi l'uranio non viene estratto, bensì solo trattato e rivenduto. Il Governo scrive che informazioni più precise non sono disponibili.
Secondo gli esperti, la Francia riceve un quarto dell'uranio dal Niger, anche grazie alla sua storia di ex potenza coloniale e per avervi fondato la prima società mineraria. Eppure il Niger non si è arricchito con l'uranio, al contrario, è ancora uno degli Stati più poveri del mondo. Die Linke denuncia le condizioni di lavoro e i rischi cui sono sottoposti i minatori, e Greenpeace calcola che nelle città minerarie di Arlit e Akokan 80.000 persone siano a rischio radiazioni.
Nella loro interrogazione i Verdi hanno richiamato l'attenzione su un altro problema: il 75% delle riserve mondiali d'uranio si trova in aree dove vivono popolazioni autoctone, e l'attività estrattiva non può che comprometterne tradizioni e modi di vita per generazioni.
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