Presso il Policlinico Ferdinando II di Napoli (nella foto) sembra essere stato confermato un caso di tifo murino. La persona che aveva contratto l'infezione si era ricoverata presso il Policlinico a inizio giugno, ma è stata già dimessa dalla struttura ospedaliera.
La dottoressa Maria Triassi, Direttore del Dipartimento Assistenziale di Igiene Ospedaliera, Medicina del Lavoro e di Comunità nonché responsabile dell’Area Biomedica del Servizio di Prevenzione e Protezione dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “Federico II” di Napoli, racconta ad AgoraVox che "dal dopoguerra ad oggi non si erano mai visti casi [di tifo, ndr]. Quindi era da 40 anni che non si registrava un caso del genere". Aggiunge però che questo episodio "è da osservare con molta attenzione. Certamente non è matematica la correlazione con la crisi dei rifiuti, però sicuramente c’è da dire che la presenza di rifiuti non raccolti in strada facilita la proliferazione di ratti, come degli insetti, che sono poi vettori di malattie infettive".
"Questa malattia", spiega Maria Triassi, "è causata dalla Rickettsia typhi, che è un microrganismo che vive nella pulce del ratto. Quindi, il ratto è un ospite asintomatico".
L'infezione è quindi insorta nel paziente attraverso il morso di una pulce del ratto, che ha provocato sulla pelle del soggetto un "bottone", delle macchie cutanee unite ad altri sintomi più generici come spossatezza, febbre e malessere.
Riguardo alle circostanze nelle quali il soggetto potrebbe aver contratto il tifo, la dottoressa afferma che sarà probabilmente la A.s.l. a dover effettuare i dovuti controlli. Per ora si attende il risultato della doppia analisi di conferma sul siero effettuata dall'Istituto Superiore di Sanità.
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