Torino, 2 lug. - (Adnkronos) - Durante i lavori alla centrale di distribuzione dell'ossigeno qualcosa si sarebbe inserito nei tubi che portano il gas dai serbatoi ai pazienti, togliendo letteralmente 'spazio' all'ossigeno che non è più arrivato in quantità sufficiente nei respiratori. E' l'ipotesi su cui sta lavorando la procura di Torino, dopo l'incidente alla centrale di distribuzione dell'ossigeno che mercoledì pomeriggio ha portato alla morte di un bambino di nove anni, ricoverato in gravi condizioni all'ospedale infantile Regina Margherita di Torino.
L'autopsia ha confermato il legame tra il decesso per anossia cerebrale e l'interruzione dell'erogazione dell'ossigeno, dovuta a un guasto della centrale di distribuzione del gas.
Gli inquirenti stanno accertando se anche altri nove bambini, ricoverati in quel momento, abbiano corso un pericolo di vita a causa del guasto. Le ipotesi di reato contestate sono di omicidio colposo e disastro colposo, ma non ci sono iscritit per ora nel registro degli indagati. A quanto si apprende al momento sono escluse responsabilità mediche. La Procura vuole capire se durante i lavori ogni soggetto ha fatto quello che doveva e verificare i diversi livelli di eventuali responsabilità tra committente, impresa appaltatrice e ditta subappaltatrice dei lavori.
Nel nosocomio al momento dell'incidente erano infatti in corso dei lavori per realizzare un nuovo serbatoio dell'ossigeno. Le indagini della Procura, coordinate dal sostituto procuratore Raffaele Guariniello, stanno verificando se durante il cantiere siano state adottate le corrette procedure previste: l'ipotesi è che durante le operazioni di saldatura per il collegamento dei tubi, qualcosa si sia inserito nei condotti, impedendo all'ossigeno di arrivare a destinazione. Un'idea avvalorata dal fatto che alcuni testimoni dicono di essersi accorti che qualcosa non andava dopo aver sentito un'odore acre nelle stanze dell'ospedale: i gas medici infatti sono inodori.
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