martedì 30 agosto 2011

Manovra, il Cavaliere canta vittoria ma il Tesoro avverte: "Mancano 4 miliardi"

Il vertice ad Arcore approva gli emendamenti al provvedimento da 45,5 miliardi di euro approvato alla vigilia di Ferragosto. Ma le nuove norme rischiano di non bastare per mantenere i saldi previsti. Rischio di una nuova correzione a dicembre. Il premier contro Tremonti: "Oggi sembrava un agnellino, non pareva lui"di CARMELO LOPAPA

ARCORE - "È fatta, siamo riusciti a non mettere le mani in tasca agli italiani, ma è stata dura". Quando il corteo di auto blu lascia Villa San Martino dopo sette ore di qualcosa che ha somigliato più alla trattativa sindacale che a un vertice, Berlusconi resta da solo in casa con Alfano e Ghedini ed è allora che tira il sospiro di sollievo. Ha voglia di stappare lo champagne che aveva messo in fresco per festeggiare la svolta che, dice, gli "spianerà il cammino fino al 2013". È riuscito a cambiare i connotati alla manovra approvata 17 giorni prima, certo. Quel che il Cavaliere non può sapere è che negli stessi istanti, lontano da lì, i tecnici del ministero delle Finanze stanno già facendo due conti sulla manovra appena rivoltata come un calzino scoprendo che ora mancano all'appello almeno 4,2 miliardi di euro sui 45 che si dovranno reperire col decreto. E a sera tanto bastava per lasciar serpeggiare dentro lo stesso Pdl lo spettro di un nuovo intervento sui conti a fine anno. Molto dipenderà dalla reazione dei mercati da oggi e da quella di Bruxelles nei prossimi giorni. Ma è un altro genere di saldo che in queste ore interessa al presidente del Consiglio: quello politico. Si considera il vincitore indiscusso al tavolo di Arcore, soprattutto per aver cancellato del tutto il contributo di solidarietà che sapeva di "tassa alla Visco". Colpo di spugna, perfino sopra i redditi da 200 mila euro. "Avete visto Giulio? Sembrava un agnellino, non pareva lui", commenta compiaciuto a fine giornata, sebbene proprio con il suo ministro dell'Economia si sono registrati i momenti di maggiore tensione. Soprattutto quando si è aperto il capitolo Iva. Berlusconi, e con lui Alfano e i capigruppo Pdl, decisi ad alzarla di un punto per garantire un gettito da 5 miliardi di euro. Tremonti che non recede e rilancia col suo consueto stile professorale ("Ora vi spiego..."). Alla fine la spunterà il ministro, nella misura in cui dopo molteplici insistenze riuscirà a convincere tutti che l'aumento dell'Iva andrà fatto, ma in un secondo tempo. E che ora si può provvedere diversamente. Raccontano che abbia messo a punto lui, forte della pluriennale esperienza da tributarista, la stretta fiscale per colpire barche, auto di lusso e velivoli intestati a società di comodo. Sebbene anche qui resti l'incognita sull'effettivo gettito.
Continua ...

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