martedì 15 febbraio 2011

“Il vero golpe in Italia? Il passaggio al sistema maggioritario. E B si infilò nella mischia”

Ilfattoquotidiano.it intervista Aldo Giannuli, profondo conoscitore delle trame eversive in Italia e già collaboratore della Commissione stragi. Secondo lui il vero colpo di stato si produsse nel 1993 quando l'Italia abbandonò il sistema proporzionale.

La crisi mondiale? In principio era il delirio delle solite cassandre catastrofiste; poi in effetti qualcosa scricchiolava, ma solo per colpa di Al Qaeda e degli speculatori finanziari; quindi era già passata e l’Italia l’aveva superata meglio degli altri; poi però s’incazzano in medio oriente e la crisi ritorna di attualità. Eppure basta leggere “2012: la grande crisi”, l’ultimo libro-inchiesta di Aldo Giannuli, per rendersi conto che le cose non stanno e non sono andate proprio così. Ne abbiamo parlato con l’autore, i cui studi multi-disciplinari hanno affrontato svariati argomenti, dai servizi segreti alla controinformazione, dalla strategia della tensione alle stragi nazifasciste, dal costo del grano alle rivolte in medio oriente. Perché, come vedremo, oggi più che mai un battito d’ali di farfalla in Sudamerica può davvero diventare un uragano in Europa. Dunque, oggi più che mai, occorre non perdere di vista alcun battito d’ali di nessuna farfallina. Non solo ad Arcore, ma anche nel resto del mondo.

Professor Giannuli, con le grandi scadenze che da qui al 2012 rischiano di mandare in frantumi il sistema mondiale dell’economia, cosa può succedere all’Italia?

Di tutto e di più. Il rischio più grosso è indubbiamente se salta l’euro. A quel punto se la scelta ricadrà sui due euro, noi rischiamo davvero la secessione. È un rischio molto vicino, si badi bene. Detto questo, gli scenari sono molti. Anche perché la nostra politica estera schizofrenica, sempre per colpa di Berlusconi, alla lunga si può rivelare un boomerang. L’Italia negli ultimi anni si è alternata tra il ruolo di pasdaran dell’americanismo e quello di maggiore partner di Putin. E l’accordo con Gazpron è lì a dimostrarlo. Ma tenere il piede in due scarpe in un momento di instabilità può essere deleterio.

E per la questione eminentemente politica?

Vuole dire Berlusconi? Be’, Berlusconi in questi ultimi decenni ha in un certo senso tenuto insieme l’Italia. L’ha divisa, di fatto concorrendo a mantenere unita e in vita la sinistra. Ma dopo di lui cosa sarà? Saprà la sinistra andare avanti senza sgretolarsi? E cosa accadrà alla destra, la quale è divisa politicamente e geograficamente? Difficile prevederlo.

Che idea si è fatto di quel che avvenne nel ’93, ossia quando il berlusconismo da subcultura televisiva divenne una realtà politica?

Anche nel ’93, un po’ come oggi, lo scenario internazionale è stato predominante. Con il crollo del bipolarismo s’instaura il pensiero unico, il quale pretende omologazione. Ma la omologazione della nuova globalizzazione conosce un solo dogma: smantellare il sistema dei partiti e soprattutto il welfare state. Questo porta a un collasso e ciò favorisce, come sempre è accaduto in questi casi, la salita al potere degli avventurieri.

Dunque è stato un golpe.

Dobbiamo capirci sui termini. Nella storia d’Italia ci sono stati parecchi tentativi di colpo di stato. Ma se proprio dobbiamo dirla tutta, l’unico veramente riuscito è stato quello di Occhetto e Segni sul referendum del ’93. Liquidando il proporzionale produssero uno scollamento della costituzione, portandola verso un maggioritario spurio. Intendiamoci, non che Occhetto e Segni ne fossero consapevoli; ma siccome non sono delle aquile hanno favorito loro malgrado il golpe. Inoltre, non dimentichiamolo, in quegli anni il neoliberismo spingeva per i cambiamenti, in nome della modernizzazione. Così sia a livello internazionale che a casa nostra si creò un vuoto di rappresentanza. E per gli avventurieri fu un gioco da ragazzi infilarsi nella mischia.

Insomma, maggioritario e Berlusconi riprodussero in Italia un’altra divisione tipo Don Camillo e Peppone.

In un certo senso sì. E questo grazie al populismo, che poi significa imporre sempre un nuovo nemico. E dopo tangentopoli si dovevano trovare dei colpevoli per quel che era accaduto. Fu un’arma che Umberto Bossi non seppe sfruttare appieno e che invece Berlusconi utilizzò come rifugio per l’anti-politica e l’anti-partitocrazia. Tra l’altro con due risultati apparentemente contraddittori: da una parte fornire l’approdo a quel blocco moderato anti-comunista che mai e poi mai avrebbe votato per gli eredi del Pci; dall’altra permettere alla vecchia partitocrazia di riciclarsi.

E le bombe?

Le bombe del ‘93, il black out del ’94, tutto va studiato in base alla rottura di vecchi equilibri. Abbiamo detto che, senza più l’Unione Sovietica, i partiti e il welfare diventano ferri vecchi, dei costi che qualcuno non vuole più sostenere. Ma in Italia questa trasformazione assume anche altri connotati. Innanzi tutto il Sisde viene smantellato e questa è una novità. Poi sono arrestati parecchi funzionari dei servizi, un altro fatto nuovo. Il rischio di non riuscire più a controllare la situazione diviene concreto. A quel punto la mafia teme per la sua incolumità. Perché non avrebbe dovuto battere a suo modo un colpo?

Continua ...

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