mercoledì 7 settembre 2011

Ruby, il premier alla Camera: no all’uso delle intercettazioni

Ruby
di Cristiana Mangani

ROMA - Tre pagine firmate di suo pugno con le quali il presidente del Consiglio fa appello alla tutela della privacy e, soprattutto, a quella dei suoi ospiti. Sono state mandate ieri, in serata, alla giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera, e contengono la richiesta di inutilizzabilità delle intercettazioni relative al caso Ruby. Una richiesta che arriva a processo milanese giàavviato, e dunque appare inaspettata. Ma apre un fronte che, con molte probabilità, potrebbe condizionare anche l’imminente deposito degli atti dell’inchiesta barese su escort e prostituzione. Berlusconi, infatti, insiste su un punto in particolare, e cioè su come le orecchie dei magistrati abbiano potuto ascoltare dialoghi avvenuti nella casa di un parlamentare, senza averne l’autorizzazione. Agli atti del processo ci sono tabulati telefonici e registrazioni di conversazioni che si sono svolte ad Arcore. Le ragazze dell’Olgettina, ospiti del premier, parlavano spesso al cellulare, e la loro presenza nella grande casa lombarda è stata accertata dai tracciati delle celle telefoniche. Dunque, secondo la lettera inviata alla Giunta, non sono legittime e non possono essere usate nel processo. Nel centro destra viene spiegato che, in buona sostanza, si tratterebbe della memoria già depositata a Milano dai legali di Berlusconi Niccolò Ghedini e Piero Longo che, però, era stata respinta dai magistrati, i quali non hanno accolto proprio la possibilità che le conversazioni fossero inutilizzabili perché non autorizzate. Ora, si chiede l’opposizione, premier e avvocati ripresentano la stessa istanza alla Giunta «quasi fosse una sorta di appello». Ed è proprio per questo, sostengono, si tratta di una richiesta «irricevibile», viste anche le competenze della Giunta «estremamente limitate» e costituzionalmente «codificate». Un conto, si sottolinea, è individuare se ci sia stato o meno del fumus persecutionis nei confronti di un parlamentare, un altro «è intervenire in un processo sostituendosi di fatto alla magistratura». La lettera verrà letta ufficialmente nella seduta di oggi, nella quale si dovrà affrontare anche il caso Milanese, l’ex braccio destro di Giulio Tremonti, sul cui capo pende una richiesta di arresto da parte dei magistrati di Napoli. E in entrambe le vicende il voto degli esponenti della Lega risulterà vincolante (10 deputati dell’opposizione contro 11 della maggioranza). Il premier si augura che l'organismo presieduto da Pierluigi Castagnetti (Pd) si pronunci sulla questione che lo riguarda, rendendo di fatto inutilizzabile l'uso dei colloqui telefonici, anche se su persone terze. L’opposizione, però, insiste: «È un precedente gravissimo». E si capisce che già pensano a Bari e alla valanga di intercettazioni e atti che stanno per essere depositati, e che gli stessi indagati nell’inchiesta sulle escort a Palazzo Grazioli, hanno definito «scabrosi e mediaticamente devastanti per il premier». Lunghe chiacchiere fatte al telefono nei corridoi del palazzo da Patrizia D’Addario e socie.

Nessun commento:

Posta un commento