Gheddafi massacra il suo popolo, Berlusconi tentenna. I legami personali particolarmente calorosi del dittatore con il premier italiano erano considerati un bene prezioso per il Paese. Non si sa se piangere o ridere, ma ci troviamo davanti alla politica estera del bunga bunga
di ALEXANDER STILLEMentre scrivo, l'aeronautica e l'esercito della Libia stanno massacrando i manifestanti a Tripoli e il primo ministro Silvio Berlusconi cerca di non "disturbare" troppo il suo amico Gheddafi. Berlusconi e il suo ministro degli Esteri, contraddistinguendosi dai loro colleghi europei, hanno tentennato, esitando a condannare le azioni del dittatore libico, difeso fino a poco tempo fa come importante alleato dell'Italia. I legami personali particolarmente calorosi con il premier italiano erano considerati un bene prezioso per il Paese. Non si sa se piangere o ridere, ma ci troviamo davanti alla politica estera del bunga bunga.
Non è meramente una battuta umoristica; è chiaro che da anni i rapporti più cordiali che Berlusconi è riuscito a instaurare con i leader mondiali hanno sempre privilegiato i peggiori dittatori: Vladimir Putin, Gheddafi. E non sarà un caso che sia ricorso al nome di Mubarak per giustificare il suo intervento per tirar fuori dai guai, e dalle mani della polizia, la ragazza (allora) minorenne Ruby Rubacuori. E infatti il destino giudiziario di Berlusconi è appeso a questo filo molto sottile: sostiene che lui deve essere giudicato non dal tribunale di Milano ma dal tribunale dei ministri proprio perché avrebbe agito in buona fede, seppur a torto, in quanto credeva realmente che Ruby fosse la nipote del raìs egiziano.
Continua ...
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