sabato 9 luglio 2011

Tremonti ha paura di fare la fine di Boffo



Davanti ai magistrati di Napoli il ministro dell’Economia rivela i suoi timori. E parla dei rapporti tra GdF e Silvio
Nella migliore delle ipotesi una discussione animata, partita dalle diversità di vedute sui conti pubblici e sulla manovra economica e finita con un messaggio chiaro ed esplicito: non saro’ vittima del metodo Boffo. Dall’interrogatorio del ministro dell’Economia Giulio Tremonti – sentito dai pm napoletani Francesco Curcio ed Henry John Woodcock come persona informata sui fatti nell’ambito dell’inchiesta sulla P4 – emergono i contrasti tra il titolare dell’Economia e Silvio Berlusconi.
LA GDF SECONDO TREMONTI – Così come è molto dettagliata l’analisi che il ministro Tremonti fa della situazione all’interno della Guardia di Finanza, finita al centro della bufera perchè è all’interno del Corpo – stando alle accuse contenute sia nell’ordinanza d’arresto per Bisignani e del deputato Alfonso Papa sia in quella per il parlamentare del Pdl Marco Milanese – che vanno cercate le ‘talpe’ responsabili della fuga di notizie. Ed e’ proprio da qui che partono i pm, sentendo Tremonti domenica 17 giugno nella sede della Dia a Roma.
Al ministro, Curcio e Woodcock chiedono se sappia qualcosa di presunte ‘cordate contrapposte’ di alti ufficiali all’interno della Gdf. ‘Tutto sommato, a distanza di qualche tempo – risponde Tremonti – mi vado sempre piu’ convincendo del fatto che la rimozione dell’impedimento di legge a che gli alti ufficiali della Gdf potessero ricoprire l’incarico di comandante generale e’ stata per un verso positiva, poiche’ al vertice del Corpo viene nominata persona che conosce le problematiche…ma ha portato anche conseguenze negative, nel senso che si sono creati meccanismi di competizione tra possibili candidati’. In sostanza i generali, nella prospettiva di diventare comandanti, ‘hanno preso a coltivare relazioni esterne al corpo che non trovo opportune’. Di queste ‘frequentazioni’ Tremonti rivela di averne parlato con l’attuale comandante Nino Di Paolo, il primo a provenire dalle Fiamme Gialle e ‘persona che stimo particolarmente’. ‘Nella mia qualita’ di ministro…mi sono permesso di suggerire – dice – di dare alcune direttive, nel senso di avere un tipo di vita piu’ sobria. Possiamo dire che gli dissi: ‘meno salotti, meno palazzi, consegne in caserma’.
Continua ...

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