sabato 9 luglio 2011

Tremonti: "Se cado io cade l'intero Paese"


l ministro: contro di me doppio attacco, politico e finanziario. "Sono abbastanza ricco da non dover chiedere niente a nessuno, tanto meno una casa" "Ho preso un impegno sui conti e, almeno fino a settembre, non posso andarmene" "Per colpirmi c'è una strategia politica, la magistratura non c'entra"

di FRANCESCO BEI
Giulio Tremonti in trincea. In queste ore di attacco della speculazione all'Italia, con i titoli bancari che precipitano e il differenziale tra Btp e Bund che tocca il record di 248 punti base, il ministro dell'Economia avverte il vuoto intorno a sé. E reagisce con rabbia. In una giornata trascorsa sull'otto volante delle borse, "a fare il cambista per la Grecia", come scherza con i collaboratori, è dalle retrovie italiane che arriva il colpo più forte: "Ho scoperto stamattina, leggendo l'intervista di Claudio Tito a Berlusconi, di essere sotto attacco non solo degli speculatori ma anche della presidenza del Consiglio. Forse devo stare attento quando vado a palazzo Chigi".
Il ministro trascorre la mattinata da solo nel suo ufficio a via XX Settembre, mentre Roma si svuota lentamente. In maniche di camicia e bretelle, una tazzina di caffè e un bicchiere d'acqua sulla scrivania, scruta con preoccupazione gli indici che precipitano sul computer. Ma, appunto, sul tavolo c'è anche aperta l'intervista di Berlusconi a Repubblica, con quelle parole sferzanti sul ministro dell'Economia. Tremonti alza il telefono, si fa chiamare i maggiorenti del Pdl, conversa con alcuni ministri. S'informa, vuole capire il significato "interno" ed "esterno" dell'intervista. Ad ogni interlocutore ripete come un mantra la sua linea: "Attenti. Se cado io cade l'Italia, se cade l'Italia, un paese troppo grande per essere salvato, cade l'euro. È una catena".
Per quanto lo riguarda, non ha alcuna intenzione di dimettersi. Non se ne andrà spontaneamente come spera qualcuno nel Pdl. "Io - spiega al telefono ai suoi colleghi - ho preso un impegno per portare a casa la manovra e, almeno fino a settembre, non posso andarmene. Sono io l'unico garante verso l'Europa". Un concetto che il ministro ripeterà anche a palazzo Chigi direttamente a Silvio Berlusconi, nell'incontro (sembra propiziato anche da Giorgio Napolitano, preoccupato per le fibrillazioni nel governo) a cui partecipa anche Gianni Letta. Nel vertice a palazzo Chigi, durato poco meno di un'ora, viene siglata tra i due duellanti una sorta di tregua. Un armistizio che non dovrà durare solo qualche giorno, ma estendersi almeno fino all'approvazione definitiva della manovra. Per mettere al riparo l'Italia dalla speculazione, come insistentemente chiede il capo dello Stato.
Continua ...
http://www.repubblica.it/dal-quotidiano/retroscena/2011/07/09/news/se_cado_io_cade_l_intero_paese_il_monito_di_tremonti-18875509/

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