lunedì 30 maggio 2011

Camusso: "Così costruiamo un Paese di poveri necessari assegni al 60% dell'ultimo stipendio"

Questo esecutivo ha dimostrato di non avere alcuna idea di politica assistenziale se non quella dei tagli
Le pensioni, per quanto basse, sono quelle che hanno garantito la coesione nazionale

ROBERTO MANIA
ROMA - "Devo dire che da questo governo mi aspetto qualunque cosa, ma non credo che ci siano le condizioni per altri tagli allo stato sociale oltre quelli che già si sono fatti. Piuttosto penso che si stia facendo strada, esplicitamente nella Confindustria, più nascosta in alcuni settori del governo, un'idea di privatizzazione dello stato sociale. È la stessa logica che porta l'acqua pubblica nelle mani dei privati. C'è da essere preoccupati". Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, risponde così alla domanda se ritenga che il cantiere della previdenza possa riaprirsi. Di fronte ai dati dell'ultimo Rapporto dell'Inps, il leader della Cgil pensa che si debba tornare al progetto "di garantire ai futuri pensionati almeno il 60 per cento dell'ultima retribuzione". Per evitare di "costruire un paese di poveri", aggiunge.
Ma questo aumenterebbe la spesa pubblica, mentre tutti i governi europei sono impegnati a ridurla per rientrare nei nuovi vincoli comunitari.
"Nel biennio 2008-2009 abbiamo perso sei punti di Pil. Che avranno un effetto secco sulle future pensioni calcolate con il metodo contributivo. Un effetto aggravato dall'inasprimento dei coefficienti di trasformazione voluti dal governo. Sulle pensioni peserà anche il basso livello delle retribuzioni, che si accentua proprio nei settori dove sono più presenti i giovani, penso al commercio, all'area della grande distribuzione a quella dell'assistenza. Aggiungo, poi, che è l'Istat ad avere segnalato la crescita del part time involontario. Infine la discontinuità dei rapporti di lavoro avrà conseguenze significative sulle pensioni calcolate con il metodo contributivo".
Bisognerebbe abbandonare il sistema contributivo?
"No, non dico questo. Dico che non possiamo immaginare un paese con un terzo della popolazione, cioè i pensionati, che sia a rischio di povertà. Già oggi otto pensioni su dieci non arrivano a mille euro. Questo è un paese che sta rinunciando a progettare il suo futuro".
Che l'importo della pensione pubblica fosse destinato a scendere era chiaro fin quando venne varata, con il totale consenso dei sindacati, la riforma Dini. Per questo sono stati poi costituiti i fondi per la previdenza complementare. La realtà è che solo il 23 per cento della popolazione potenziale vi ha aderito. Perché, secondo lei?
Continua ...

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