ROMA - Il presidente del Consiglio tace. O meglio, dalla Romania, dove si trova in visita ufficiale, parla solo di politica estera e, nello specifico, dei rapporti tra l'Italia e la nazione rumena. "Non so niente ancora,
vediamo... Adesso vado su e poi farò una dichiarazione", ha risposto il premier ai giornalisti che chiedevano un commento sulle amministrative. Ma da Milano, la Lega lancia il suo affondo, prima con il ministro dell'Interno, Roberto Maroni e poi con il capogruppo del partito a Palazzo Marini, Matteo Salvini. Maroni è drastico: "E' una vera sberla, ma questo non vuol dire che c'è bisogno di un cambio di squadra. Quello che c'è da fare è un serio rilancio dell'azione di governo, ci vuole un vero colpo di frusta per rispondere concretamente ai bisogni dei cittadini. Anche Berlusconi concorda sul fatto che serve una forte ripresa dell'azione dell'esecutivo".
Salvini, dal canto suo, sostiene che la Lega "ha fatto il proprio dovere, in questi anni abbiamo aumentato i nostri voti di 35 mila unità, qualcun altro ne ha persi 75 mila. E qualcuno ne è responsabile. Nel 2006 la Moratti e il Pdl presero 245mila voti e noi della Lega 22mila. Oggi il Pdl ha preso 170mila voti e noi 57mila quindi qualcuno ha perso 75mila voti mentre noi ne abbiamo guadagnati 35mila". ha spiegato Salvini, tenendo tuttavia a precisare che "quando si perde si perde tutti assieme".
Salvini ha poi aggiunto: "Non mi interessano le colpe perchè quando si perde le colpe sono di tutti. Certo è - ha spiegato - che i milanesi si sono infastiditi nell'ascoltare temi che non interessano alla città come le Brigate rosse, i giudici, i ladri d'auto. Prendiamo comunque atto del voto e stare all'opposizione non ci spaventa. Ne riparleremo tra un paio d'anni -ha sottolineato Salvini - perchè non so per quanto tempo questa coalizione 'minestrone' guidata da Pisapia potrà andare avanti. Dal canto nostro passiamo da uno a quattro consiglieri e a Pisapia staremo sempre vicini anche quando ci sarà da dare battaglia".
Nel Pdl la prima reazione è quella di Sandro Bondi, coordinatore del partito che ha rimesso il suo mandato nelle mani di Berlusconi: "Valutati i risultati elettorali Intendo rimettere il mio mandato di coordinatore nelle mani del premier. Ritengo - continua Bondi - che da questo momento il presidente Berlusconi debba ricevere non solo la più ampia fiducia e solidarietà ma soprattutto la assoluta e incondizionata libertà di decisione e di iniziativa per quanto riguarda il futuro del partito".
Dal canto suo, Gaetano Quagliarello, nel prendere atto delle dimissioni di Bondi, rilancia il ruolo di Berlusconi e sposta l'attenzione sul Terzo polo: "Non siamo disposti a uscire dal berlusconismo senza Berlusconi. Il centrodestra e il Pdl in particolare è andato quasi bene al Sud, soprattutto quando si è alleato con l'Udc", ha sottolineato. "Abbiamo bisogno di allargare il centrodestra, visto anche l'allargamento del centrosinistra. Tra noi è il Terzo polo c'è un problema: loro vorrebbero farlo sacrificando Berlusconi, noi no".
Continua ...
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