L'appello di Pariodispare: intervista ad Emma Bonino
LAURA PREITE
ROMA Le donne si mobilitano. Questa volta ci sono in gioco quattro miliardi, i fondi derivanti dal risparmio per l’innalzamento dell’età pensionabile nel pubblico impiego, che dovrebbero essere destinati a misure di conciliazione e per la non autosufficienza.
“Sono cifre che mai le donne italiane hanno potuto anche solo sognare” si legge nell’appello (www.pariodispare.org/index.php) che più di quaranta associazioni femminili hanno sottoscritto in pochi giorni per difendere questo tesoretto. Non si trova più traccia, infatti, di tali misure nei documenti di programmazione economica e finanziaria approvati dall’Esecutivo.
Il decreto n.78 del 2010, a cui è seguita la legge 122 del 2010, destina i risparmi dovuti all’innalzamento e all’equiparazione dell’età pensionabile delle donne nel pubblico impiego a interventi dedicati a politiche sociali e familiari. Queste risorse sono parte del Fondo strategico per il paese a sostegno dell'economia reale e il Governo calcola che in 10 anni, fino al 2020, il risparmio accumulato ammonterà a quattro miliardi. “Abbiamo scoperto che 120 milioni di euro di risparmi per il 2010, sono sfumati” spiega Emma Bonino, vice presidente del Senato e presidente onoraria di Pari o Dispare, associazione capofila dell’appello. “Possiamo sperare che siano andati a coprire le spese dei comuni per gli asili nido, visto il taglio dell’Ici – continua la senatrice - ma per il 2011, nelle iniziative della legge di stabilità verso le quali sono confluiti i fondi per quest'anno, pari a 242 milioni di euro, non c’è nessun riferimento a misure di conciliazione e interventi a favore delle donne. Così come non c’è alcun richiamo alle misure promesse nel piano nazionale di riforma triennale presentato a Bruxelles (il Def, ndr). I 242 milioni di euro del 2011 sono stati sostituiti con 40 milioni, troppo pochi, non ce ne facciamo niente”.
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