sabato 4 giugno 2011

Il pressing del Cavaliere sulla Corte "Ho paura che il quorum ci sarà"

Il premier: basta sentenze politiche. E vede Napolitano
Il capo del governo ha confermato al Colle le prossime dimissioni di Alfano "Ma serve tempo"

di FRANCESCO BEI
ROMA - È l'ultimo argine, eretto in tutta fretta, contro l'arrivo della piena. Il ricorso del governo contro la decisione della Cassazione di far tenere ugualmente il referendum sul nucleare contraddice clamorosamente la strategia decisa due giorni fa dal Pdl. Avevano infatti consigliato al premier di "depoliticizzare" l'appuntamento con le urne, era stata stabilita la "libertà di voto" per non trasformare il 12 giugno in un referendum contro il governo. Di fatto un terzo turno elettorale che potrebbe assestare un colpo fatale alla maggioranza. Per questo, ancora ieri, il Cavaliere ripeteva che il voto "non avrà nulla a che vedere sul governo". Il fatto è che i sondaggi, dopo la svolta impressa dalla Cassazione, danno il quorum come possibile, al 50 per cento. E Berlusconi ha deciso di giocarsi il tutto per tutto, sperando in una bocciatura in extremis dei quesiti.
Per aumentare la pressione sulla Consulta, il Cavaliere era anche pronto a porre il problema ieri direttamente con Giorgio Napolitano. In privato si è infatti lamentato per quella che considera "una decisione tutta politica" della Cassazione, una sorta di processo alle intenzioni, visto che le centrali nucleari, nella legge oggetto del referendum, non esistono più. È stato Gianni Letta a trattenerlo, sconsigliando di sollevare il problema durante l'incontro al Quirinale. Eppure Berlusconi è convinto delle sue ragioni. Tanto più dopo che gli è stato spiegato che la Cassazione ha deciso a maggioranza,confermando i suoi sospetti su una ordinanza tutta "politica". Il relatore designato, Antonio Agrò, si sarebbe rifiutato di scrivere l'ordinanza, costringendo il presidente Antonino Elefante a indicare come estensore il consigliere Gaetanino Zecca. A mossa "politica" Berlusconi ha voluto dunque rispondere con un'altra mossa altrettanto politica: il ricorso alla Consulta. Non a caso ad accompagnare la memoria dell'Avvocatura dello Stato c'è una lettera firmata da Gianni Letta, che chiede appunto l'intervento di fronte ai giudici costituzionali "al fine di evidenziare l'inammissibilità della consultazione".
I margini tuttavia sono strettissimi. "Volete che la Consulta - dice un avvocato-deputato del Pdl - si metta a smentire i giudici della Cassazione?". L'esile speranza di Berlusconi è appesa all'arrivo lunedì, alla presidenza della Corte costituzionale, del giudice Alfonso Quaranta al posto di Ugo De Siervo. Napoletano, coetaneo del premier, Quaranta è considerato vicino al Pdl ed è stato già protagonista di un testa a testa con De Siervo, risultato poi vincitore per un solo voto di differenza.
Nell'incontro di ieri al Quirinale la questione referendum è rimasta dunque fuori dalla porta. Napolitano ha invece chiesto spiegazioni al premier sui prossimi passaggi che investono la successione ad Alfano. Non si sarebbe parlato di nomi, ma solo perché Berlusconi ha messo subito le mani avanti: "Presidente, ci serve ancora un po' di tempo. Alfano è diventato segretario per far fronte a un problema politico che si è aperto nel partito dopo le amministrative". Ora, ha aggiunto Berlusconi, ci saranno alcuni "adempimenti formali" prima di rendere operativa la nomina di Alfano. Lo stesso Guardasigilli intende vedere approvato il suo codice antimafia. "Non appena avrò le idee chiare - ha promesso il premier - ci rivedremo per discutere della nomina del prossimo Guardasigilli".
Durante l'udienza si è quindi fatto il punto sugli incontri internazionali di questi giorni che entrambi - Berlusconi e Napolitano - hanno avuto con i leader presenti a Roma. E ha fatto capolino la vera urgenza del momento, la manovra di correzione che Tremonti sta ultimando a via XX Settembre. Il Quirinale è in allarme, teme infatti che la sconfitta elettorale possa indurre Berlusconi ad abbassare la guardia, Napolitano osserva con preoccupazione il processo a Tremonti che ha già preso il via nel Pdl. E ha fatto sapere che non starà a guardare se l'Italia dovesse essere esposta al rischio Grecia per le esigenze elettorali del Cavaliere.

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