Venezia, 4 giu. (Adnkronos/Ign) - "Non abbiamo nessuna intenzione di spostare il quartiere generale dellaFiat da Torino a Detroit". A confermarlo Sergio Marchionne, ad di Fiat e Chrysler, oggi a Venezia nell'ambito del workshop 2011 del Consiglio per le Relazioni Italia Usa. Per quanto riguarda la sede legale, ha aggiunto, "non è cambiato niente. Il problema non è sulla mia scrivania". Non è "prioritaria" quest'anno nemmeno la fusione tra Fiat e Chrysler. "La vera questione - ha fatto osservare il top-manager parlando con la stampa - è lavorare sulla leadership e l'integrazione. Abbiamo intenzione di fare dei cambiamenti a breve: sarà un estate molto impegnativa".
Rassicurazioni a parte sulla sede, è certo però, che "lo stabilimento Chrysler è stato rilanciato grazie a Chrysler stessa, con l'aiuto della Fiat. E' chiaro che se questo lo si può fare in Usa è possibile farlo anche qui in Italia". Quindi, ha auspicato, l'Italia "deve cambiare atteggiamento. Ieri la gente ringraziava per quello che è stato fatto invece di insultare. Io comunque non voglio essere ringraziato".
Marchionne ha poi spiegato che "se sarà raggiunto un accordo con il fondo Veba non sarà necessaria l'Ipo su Chrysler". E che la Fiat "ha offerto giovedì scorso 125 mln di dollari per la quota di Chrysler"al governo canadese. "Si tratta dell'1,7 per cento della quota nella casa automobilistica americana".
Entrando nello specifico sulla produzione auto, Marchionne ha detto che "la Cinquecento va ma dobbiamo raggiungere i 160 dealer negli Stati Uniti entro la fine dell'estate". Non sono poi mancati i commenti sull'andamento del mercato italiano dell'auto. Secondo il top-manager non c'è stato "un turnaround, piuttosto una inversione di tendenza". Il mercato "non è sano, c'è una svolta tecnica", ha dichiarato ripetendo che "non è un buon mercato" e spiegando che "il tubo degli incentivi s'è svuotato e la domanda è arrivata a livelli naturali: 1,75/1,8 mln di auto. E siamo ritornati ai livelli del 1996". Poi: "Lo dico da anni:abbiamo smesso finalmente di drogare il sistema e abbiamo visto dove siamo arrivati".
Capitolo Confindustria. "Non c'è alcuna ostilità verso Confindustria - ha affermato l'ad del Lingotto - nonostante alcune battute fatte di recente. Dobbiamo salvaguardare l'industria Fiat e assicurare che il piano industriale, incluse le norme contrattate con la maggioranza dei lavoratori, vengano rispettate".
E il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi dice la sua: "Contro l'ad di Fiat Sergio Marchionne si oppone "il sindacato conservatore, settori ideologizzati della magistratura e ambienti delle borghesie bancarie. Una alleanza minoritaria che in Italia piu' volte ha rallentato il progresso".
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