Quell'"andate al mare" dell'allora leader socialista fu un boomerang senza precedenti. Il 62,6% che respinse la campagna astensionista fu l'inizio della fine
di FILIPPO CECCARELLIREFERENDUM inutili, dice Silvio Berlusconi. "Il più inutile fra i referendum" disse Bettino Craxi di quello, sulla preferenza unica, appresso al quale venne giù la Prima Repubblica.Non di rado l'archeologia offre rimarchevoli affinità fra gli eventi, e a scavare nei ritagli di un'epoca ormai remota si scopre che corrono esattamente vent'anni e tre giorni tra la scadenza che mette a rischio il berlusconismo e il voto che il 9 giugno del 1991 determinò il crollo del ciclo di potere craxiano. Risale ad allora il celebre invito di Craxi, "Andate al mare", rivelatosi di lì a poco il più fragoroso boomerang della storia elettorale italiana. L'anno prima erano andati a monte un paio di referendum (caccia e pesticidi), a via del Corso le agenzie demoscopiche di fiducia registravano un clima di estraneità e di stanchezza. Finì invece che 27 milioni di italiani, il 62,6 per cento respinsero la campagna astensionista. E per il leader del garofano fu l'inizio della fine - e non solo per lui.
Il presidente Berlusconi ha qualche ragione per ricordarselo. Forse è per questo che oggi si limita a dire l'indispensabile: la consultazione del 12 giugno nasce "da iniziative demagogiche" e quindi "si vota sul nulla".
Continua ...
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