venerdì 1 luglio 2011

Camorra, bufera sul capo della Mobile di Napoli. Le mani del clan sui ristoranti


Vittorio Pisani
NAPOLI - Ristoranti, pub e bar concentrati soprattutto sul lungomare di Napoli e nel «salotto buono» di Chiaia, ma alcuni disseminati anche a Caserta, Genova, Torino e Varese. Diciassette locali dietro i quali si nascondeva una gigantesca attività di riciclaggio e di usura gestita da personaggi contigui alla camorra.

L’inchiesta della Dia ha portato ieri al sequestro dei locali e di beni per 100 milioni di euro e nell'esecuzione di 15 ordinanze di custodia. Tra i nomi di spicco nell’inchiesta anche Fabio Cannavaro, ex capitano del Napoli e dell’Italia mondiale. Il calciatore non è indagato, ma è socio al 10% del ristorante «Regina Margherita» sul lungomare sequestrato dalla Finanza.

L’indagine ha coinvolto anche la Questura di Napoli: travolto Vittorio Pisani, 44 anni, brillante capo della squadra mobile di Napoli, accusato di favoreggiamento nei confronti dei clan e obbligato dal gip a non dimorare a Napoli. Il funzionario è stato già trasferito a Roma.

Le conversazioni che accusano l’ex capo della mobile sono recentissime: la primavera del 2011, pochi giorni fa. In una intercettazione ambientale grazie a una «cimice» piazzata nell’auto di Marco Iorio, l’imprenditore legato ai clan, si parla proprio di Pisani e degli esposti anonimi che riguardano lui e il suo amico del ristorante, esposti della cui esistenza proprio Pisani li avrebbe avvertiti. «Quelli hanno fatto un esposto che Vittorio ... che io gli ho prestato i soldi a Vittorio per comprarsi la casa! ... una denuncia anonima...». 500mila euro che Pisani giustifica con la vendita di un’altra casa, a San Sebastiano al Vesuvio, e un mutuo per ristrutturazione.
Continua ...

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